Storia

Ultima modifica 11 aprile 2018

Pare che il paese debba la sua prima origine a una tribù di Liguri, come attesta la desinenza in -asco, che indica un luogo umido particolarmente ricco di acqua o di ruscelli. In effetti è citata ancora a metà Ottocento la presenza di una fonte di acqua dai caratteri fisici simili a quelle delle solforose fredde, sulla sinistra del rio Ambrusan (d'in la feia).

Ma anche i Romani hanno lasciato il loro segno, documentato da qualche resto di poderi e ville di età imperiale (I secolo dopo Cristo) precisamente in zona Valeriano o Pian Valerio, Soriano, Valdiponzi, Carignano, e soprattutto dal quell'accenno alle cassinae, le stalle dove si tenevano le bestie e si faceva il caseus, il formaggio, che è rimasto nel nome del borgo.

Il dominio romano terminò con le invasioni dei Longobardi e dei Franchi, di cui resta il ricordo nel germanico toponimo della regione Staffera. Anche i Saraceni, durante le loro scorribande nei paesi della Liguria, giunsero a Cassinasco saccheggiando e distruggendo ogni cosa e lasciando qualche vaga assonanza nel dialetto locale (rabadan, rafì, farfluc e altri termini del genere pare abbiano una remota origine araba).

Ma il momento storico in cui il paese si sviluppò e acquistò il suo attuale profilo, crescendo intorno all'originario villaggio di Sant'Ilario, fu l'Alto Medioevo, quando il feudo fu proprietà del marchese Aleramo del Monferrato, che l'ottenne da Ottone I nel 967. A questi fu tolto dagli Alessandrini, poi passò in mano agli Astigiani alleati con i Genovesi, i quali nel 1227, in base il trattato di Milano, furono costretti a restituirlo ad Alessandria alleata con Alba e Tortona.

I Vescovi di Acqui, poi, avendone avute le decime (erano le tasse del tempo, la decima parte del raccolto che veniva data all'ente ecclesiastico), le avevano date a titolo di feudo ai signori di Bubbio, uno dei quali, un certo Ligerzio (o Eigerxius) nel 1305 giurava obbedienza e sottomissione al vescovo Oddone.

In seguito Cassinasco cadde sotto il dominio della casa di Monferrato e ne presero possesso i Guttuari, ghibellini astensi che diedero anche un abate al non lontano Monastero di Santa Giulia, per passare poi, nel 1454, agli Sforza signori di Milano.

La vita trascorse abbastanza tranquilla per un paio di secoli, fino ad arrivare al 1615, anno terribile il cui ricordo vive ancora oggi nello squarcio che trapassa la torre seguito a giorni di fittissimo bombardamento. In quel tempo infatti l'esercito del Duca di Savoia passava da Cassinasco e fu attaccato dagli abitanti del luogo che uccisero alcuni soldati dell'avanguardia: il villaggio fu saccheggiato e bruciato dai Francesi, alleati dei Savoia, che si trovavano nelle fila del loro esercito. La furia militare portò all'abbattimento del castello, di cui pare che siano rimaste - oltre alla torre - solo alcune lunghe gallerie sotterranee, in gran parte franate o chiuse volontariamente, che collegavano il luogo fortificato con diverse strade di fuga.

Dopo la distruzione del villaggio e del castello, il paese divenne possesso dei Savoia - lo infeudarono ai Galvagno di Bubbio (1767) e ai Falletti di Barolo - e nel 1796 partecipò alla guerra contro i Francesi vinta da Napoleone, che ebbe occasione di transitare in paese.

Poi, come tutto il Basso Piemonte, condivise le vicende storiche del Risorgimento che portò all'Unità d'Italia, con il particolare curioso - affidato più ai "si dice" che alle cronache storiche - di un coraggioso Cassinaschese che avrebbe partecipato alla spedizione dei Mille nel 1860